Film Stagione II

“Brotherhood“ di Nicolo Donato

La pellicola, distribuita dalla Lucky Red, narra la storia del giovane Lars, che dopo aver lasciato l’esercito danese, si aggrega ad un gruppo neonazista danese che lo coinvolge in raid contro omosessuali e altre minoranze etniche. Al ragazzo entrato a far parte di questa fratellanza viene affiancata guida Jimmy che lo inizia all’indottrinamento del Mein Kampf, il testo che Adolf Hitler scrisse nei suoi giorni di prigionia in Germania prima di diventare dittatore. Ma questo rapporto allievo-discepolo prende inaspettatamente la piega della relazione amorosa e i due si troveranno presto a scegliere tra il cuore e le ideologie. Il film ha avuto grande eco nel nostro Paese dal momento che si è aggiudicato il prestigioso Marc’Aurelio d’Oro come miglior pellicola in concorso alla scorsa edizione del Festival del Cinema di Roma. Il regista al momento della vittoria ha raccontato che aveva avuto molta paura nel girare Brotherhood perchè le riprese venivano effettuate negli ambienti neonazisti. Basti pensare che nello scorso maggio i neonazisti hanno bloccato il Gay Pride di Bratislava.

 

“Il Rifugio” di Francis Ozon

L’ultimo e bellissimo film gay di Francois Ozon viene pubblicizzato come un film sui misteri della gravidanza ma che è in realtà la storia di un anomalo triangolo amoroso irregolare tra due uomini gay e una donna che si innamora, non ricambiata, di uno di loro. I protagonisti sono Paul, giovane omosessuale alla ricerca di uno spazio al di fuori della fredda e borghese famiglia in cui poter vivere liberamente; Mousse, la vedova del fratello di Paul che porta avanti in completa solitudine la sua gravidanza e Serge, l’aiutante dei lavori di casa di Mousse, che si innamora sinceramente e sorprendentemente di Paul. I tre personaggi si incontrano nel rifugio sul mare e mentre Mousse trova conforto e speranza nell’innamoramento per Paul quest’ultimo grazie all’amore corrisposto di Serge riesce a trovare la forza per dare una svolta decisiva alla propria vita. Un film delicato e profondo che evita melodrammi e sentimentalismi.

 

“La Strada di Felix” di Olivier Ducastel

Vi consigliamo un film francese di qualche anno fa che ci racconta la storia di Felix che è un ragazzo nordafricano gay e malato di aids che vive felicemente col suo compagno nel Nord della Francia e decide di recarsi a Marsiglia per incontrare suo padre che non ha mai conosciuto. Per attraversare il paese sceglie di usare la bicicletta e l’autostop. Durante il viaggio Felix si crea una famiglia ideale costituita dalle persone che incontra durante il cammino. Il regista utilizza un’idea assai originale per farci entrare nel microcosmo interiore del protagonista e dei suoi desideri.

 

“Ander” di Roberto Castòn

Si tratta del primo lungometraggio di ed anche del primo film basco a tematica lgbtq realizzato grazie al contributo di Berdindu, un servizio del governo basco in aiuto delle persone omosessuali. Ander è un contadino che vive in campagna assieme alla madre e alla sorella. Un suo infortunio spingerà la famiglia ad assumere un peruviano, il giovane Josè che farà perdere la testa al quarantenne Ander. Si tratta di una storia in cui predomina la scoperta di se stessi dove il protagonista riesce a provare sentimenti fino ad allora sconosciuti. Un film capace di raccontare un mondo chiuso ma in trasformazione, con coerenza e limpidezza nei sentimenti, nell’erotismo e nelle emozioni. Ha vinto a Milano come miglior film del “Migay 2010” a Berlino nella sezione Panorama 2009 e al Quee Lisbona 2009.

 

“En el futuro” di Mauro Andrizzi

Ha vinto il VENEZIA QUEER LION ed è un film ad episodi fulminanti e con paradossali racconti morali sulle forme dell’erotismo e sulla sessualità contemporanea visti con gli occhi di un fantasma che si aggira per lo spazio ascoltando le nuove generazioni, curioso di scoprire come si vive la sessualità nel presente.

 

“Prodigal sons” di Kimberly Reed

Un film che riesce a catturare le tante sfaccettature dei concetti di identità e genere, presentando al contempo una storia coinvolgente e personale che sorprende continuamente lo spettatore. Il premio è stato consegnato dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che ha elogiato il festival come ” una proposta innovativa e coraggiosa”.

 

“Urlo” di Rob Epstein

Film biografico sul poeta americano Allen Ginsberg, icona della cultura beat e del movimento gay degli anni ’60, che ripercorre il processo per oscenità intentato contro il suo poema “Howl”. Nel raccontare l’episodio giudiziario si intrecciano 3 diverse narrazioni: la tumultuosa vita del poeta, le reazioni della società al processo e le vitali originalità del poema incriminato. Aspetti che si mescolano e crescono insieme catturando e spiegando brillantemente uno dei momenti chiave della nascita della controcultura. Urlo è stato scelto come film d’apertura all’ultimo Sundance e presentato sia al Migay che alla Berlinale… quindi assolutamente da non perdere !!!

 

“A marine story “ del 2010 regia di Ned Farr

E’ ambientato nel 2008 durante la guerra in Iraq e il dibattito nel congresso americano sull’abolizione della norma “don’t ask, don’t tell”. Abolizione che non arriva in tempo per la protagonista Alex, ufficiale della marina che, in un periodo dove a nessuno è permesso di lasciare il servizio militare, viene congedata per condotta non adatta ad un ufficiale, in altre parole perché accusata di essere lesbica. Ma non è tutto qui, perchè tornata nella sua deserta cittadina le autorità locali le chiedono di allenare per un campo di addestramento la bella ma mordace Saffron e tra le due donne, la sottile ma intensa lotta farà scattare una forte attrazione reciproca… le voci sui veri motivi per cui Alex ha abbandonato l’esercito però rischiano di rovinare tutto …

 

“Senza fine” di Roberto Cuzzillo

Giulia e Chiara si amano, dopo tanti anni passati insieme decidono di allargare la propria famiglia concependo un figlio con l’inseminazione artificiale. Tanti ostacoli, tanta emozione, tanta felicità… soprattutto, tutto è vissuto insieme, in complice condivisione. Ma qualcosa non procede come nei loro piani. Una malattia si insinua minacciosa nei loro progetti. Un film sull’amore e sul desiderio di avere figli, sulle necessarie paure e le inevitabili bugie che intessono i rapporti umani… “Senza Fine” ha vinto diversi premi al Gallio Film Meeting, al Milano International Gay and Lesbian Film Festival al Newfest di New York e al festival del film lgbtq di San Francisco.

 

“Altromondo” di Fabiomassimo Lozzi

Quasi ad evocare un destino ineluttabile da film non allineato e quindi troppo alieno per le case di distribuzione, lo si trova solo in dvd grazie ad una piccola distribuzione indipendente. E’ un film sperimentale, incentrato sull’omofobia e i pregiudizi nei confronti della diversità sessuale. E’ costituito da una serie di momologhi adattati da interviste realizzate a giovani gay tra i sedici e i venticinque anni. L’inconsueto “Altromondo” vuole fornire un’articolata mappatura della condizione omosessuale maschile in Italia da cui emergono stereotipi, pregiudizi, ossessioni, disagi e fantasmagorie anche erotiche su cui si plasma l’identità gay italiana. E’ sicuramente un appello sincero a favore dell’affermazione dell’omosessualità in un paese che ha ancora molta strada da fare.

 

“Sport et Homosexualitès, c’est quoi le problème ?” di Michel Royer

Come coniugare sport e omosessualità? Quali sono le conseguenze di un coming out negli sport collettivi? Gli dei degli stadi sono gay? Tutte queste domande se le è poste il regista e ha cercato di ottenere le risposte intrattenendosi con sportivi, politici, giornalisti, ma anche rivisitando la grande e la piccola storia dello sport; raccontando storie come quella di Justin Fashanu, una star del calcio inglese che finì per suicidarsi subito dopo aver fatto coming out, oppure la commovente storia di Yoann Lemaire, un appassionato di calcio in un piccolo club, che subisce una perniciosa e pressochè quotidiana omofobia. Un documentario interessante e universale, perchè lo sport è davvero un’istinto umano. Un film che cattura e apre nuovi orizzonti, sottolineando che l’omofobia, anche nello sport, è un problema di educazione e di emancipazione sociale e che ha vinto il premio del pubblico come miglior documentario al Festival gay e lesbo di Grenoble nel 2010.

 

“The Kids are all right” di Lisa Cholodenko

Con Julianne Moore tra i protagonisti che quando ha ricevuto il Marco Aurelio d’oro al Festival del cinema di Roma ha commentato l’infelice frase di Berlusconi come “idiota e imbarazzante”. Il film racconta di una coppia di lesbiche, insieme da molti anni che oggi si ritrova con una bella famiglia composta da loro e da due figli avuti con l’inseminazione artificiale. Mentre la maggiore Joni si sta preparando a frequentare il college, suo fratello Laser si adopera nella ricerca del padre biologico, che ha appena scoperto essere il medesimo per entrambi. Joni si lascia convincere e tramite la banca del seme chiede al padre biologico Paul di incontrare sua figlia. Una serie di malintesi e complicazioni rischiano di mettere a repentaglio, ma senza riuscirci, l’unità della famiglia. C’è una coppia gay al centro, ma non è il punto focale dell’opera. Le difficoltà sono quelle di tutti, etero e non: la monotonia di coppia, il tradimento e le difficoltà di comunicazione con i figli durante l’adolescenza. Le protagoniste sono perfette a non cadere in cliché sul mondo gay e i loro tempi comici sono praticamente perfetti

 

“XXY” di Lucia Puenz

Le tre lettere del titolo rappresentano l’imperfezione cromosomica che resta il punto chiave della pellicola dell’esordiente regista argentina Lucia Puenz. Nella vita della 15enne Alex si nasconde questo grande segreto. Appena nata, la sua famiglia è andata a vivere nelle isolate terre della costa uruguayana, lontani dall’occhio indiscreto della gente. Un giorno, nella loro casa, arrivano degli ospiti molto attesi. Un chirurgo plastico, accompagnato da sua moglie e dal figlio di 16 anni, che iniziano ad occuparsi, tra virgolette, del “caso”. Alex è nella fase della scoperta della propria identità e delle prime esperienze sessuali, vive con disagio la propria diversità più per la curiosità morbosa di chi le gravita a fianco che per un malessere personale. La meraviglia di questo film sta nella mano leggera con cui s’addentra nei meandri della confusione, dell’ambiguità, della scoperta della vita, del sesso e dell’amore da parte di un essere umano che la natura ha messo in una posizione piuttosto difficile.

 

“Cul de sac” di Nejad e Torkan

E’ un film del 2010 basato sulla reale vicenda di Kiana Firouz, attivista lesbica iraniana. Ambientato a Londra, Kiana incontra Sayeh, una giornalista, militante e impegnata sul tema dei diritti umani in Iran. Attraverso le notizie fornite da Kiana, la giornalista raccoglie informazioni sulla persecuzione dell’omosessualità in Iran, la protagonista infatti era stata precedentemente impegnata a girare un documentario su questo tema nel suo paese, però forzatamente interrotto. Mentre arrivano le notizie delle proteste popolari in Iran…il feeling tra le due donne si fa sempre più intenso…. ma il finale non ve lo raccontiamo di certo!!! A proposito di “Cul de sac”, Kiana Firouz ha dichiarato alla stampa: “E’ stata per me una scelta importante quella di partecipare al film interpretando me stessa. Come lesbica iraniana penso che un film sia il modo migliore per far conoscere la difficile vita delle lesbiche nel mio paese” Nel giugno di quest’anno, finalmente Kiana Firouz, fuggita dall’Iran nel 2008 e rifugiatasi nel Regno Unito, ha ottenuto asilo politico definitivo. Infatti, prendendo parte alle scene del film e raccontando la sua storia personale Kiana poteva essere deportata in Iran, dove gli omosessuali rischiano pene gravissime che vanno dalle 100 frustate alla pena di morte.

 

“Pedro” di Nick Oceano

E’ un film che ha fatto molto clamore quando nel 2008 è uscito in America, perchè basato sulla reale vicenda di Pedro Zamora, un cubano-americano sieropositivo che nel 1994 partecipò come gay dichiarato al reality show “The Real World: San Francisco”, portando in primo piano il problema dell’Aids e attirando l’attenzione addirittura dell’allora Presidente Bill Clinton e della stampa nazionale che ha continuato a seguire la sua vicenda fino alla sua morte, avvenuta alla giovanissima età di 22 anni.

 

“Sex is an epidemic” di Jean Carlomusto

E’ una pellicola americana del 2010 è un film che esplora la storia sociale e culturale dell’HIV negli USA e il suo impatto sulla comunità gay a partire dai primi anni ’80 fino ai giorni nostri. Focalizzato soprattutto sulla necessità di una onesta educazione sessuale, il film ci presenta una lunga serie di interviste e video. Riesce ad esplorare in modo pioneristico e personale le sfide strutturali e politiche che da sempre ostacolano gli sforzi degli operatori per la prevenzione e dei gruppi di attivisti lgbt contro l’ignoranza e il pregiudizio che hanno accompagnato per trent’anni questa patologia.

 

“ZANZIBAR una storia d’amore” di Francesca Manieri

E’ un cortometraggio che attraverso le interviste alle 6 protagoniste e un inedito straordinario materiale di repertorio ricostruisce la storia di Zanzibar, il primo locale per sole donne nato in Italia. Aperto nel 1978 e bersaglio politico della polizia, Zanzibar è stato la piccola Stonewall italiana. Un luogo diverso di lotta e di incontro, simbolo ed emblema del movimento femminista. Zanzibar è la storia di un posto. È la storia dell’amore per un posto. È la storia dell’amore di due donne che immaginarono un luogo in cui potesse esistere una socialità diversa, in cui le donne potevano trascorre il loro tempo solo con le donne, dove nascevano storie d’amore e si facevano progetti. Il documentario alterna ai bellissimi filmati girati all’interno del bar, le interviste alle donne che hanno contributo a rendere Zanzibar un progetto concreto

 

“Nessuno Uguale” di Claudio Cipelletti

Girato con ragazzi e ragazze delle scuole superiori e a loro dedicato, ma nel contempo è uno strumento di informazione e aggiornamento rivolto a genitori, insegnanti e formatori. I ragazzi che hanno accettato di partecipare a questo video, ci mostrano la fatica di crescere in un ambiente adulto che non è preparato ad ascoltarli, e talvolta preferisce “non trattare” molti argomenti “difficili”, con l’erronea giustificazione che non riguardano tutti. La conseguenza è che i ragazzi non si fidano e non si esprimono temendo di essere giudicati. Molta della omofobia espressa dipende proprio dal timore di esporsi con opinioni difformi. Nessuno Uguale, però, non è condotto in forma di inchiesta, né in forma didattica. La scelta di ripresa di primi e primissimi piani corrisponde emotivamente a un colloquio viso a viso in cui, se ci si può sottrarre a qualche parola, non si può più eludere lo sguardo e l’espressione del volto. Dopo la rapida rassegna iniziale, il film segue con due vicende parallele: il racconto a più voci di ragazzi e ragazze omosessuali che ci parlano del loro coming out con se stessi e con gli altri e poi l’esperienza di un gruppo formato da studenti e studentesse di tre scuole superiori di Milano, che si incontrano per due giorni tutti insieme con i coetanei omosessuali.

 

“Fish out of water” di Ky Dickens

Viaggio tra i credenti che s’interrogano sulla Bibbia e l’omosessualità è un documentario che mette a confronto religione e omosessualità con onestà, passione ed un pizzico di leggerezza. La religione è una materia complicata di suo, se in più le si aggiunge l’omosessualità, sarà lunga la serie di “è sbagliato”, “è peccato” che ci dobbiamo preparare a sentire. Il film esamina i sette versetti della Bibbia che condannano l’omosessualità e giustificano la discriminazione matrimoniale. Usa però l’umorismo e l’animazione per rendere accessibile a tutti la tradizionale controversia tra omosessualità e religione. Infatti, il narratore è un personaggio animato (un uccellino giallo) che quindi non ha età, genere, razza nè orientamento sessuale.

 

“Mater Natura” di Giacomo Andrei

E’ una storia d’amore viscerale e fuori dall’ordinario, raccontata attraverso un’iconografia transgender che mischia e omaggia vari stili: dalla sceneggiata napoletana fino ad Almodovar. Eccentrico e di rottura, foriero di risate come di amare riflessioni, il film è anche e soprattutto una dichiarazione di appartenenza e di indipendenza che si pone l’obiettivo di parlare a tutti per raccontare passioni e illusioni, desideri e lotte di una parte di italiani che l’Italia sembra non voler riconoscere. Desiderio, giovane transessuale, condivide progetti per una vita insieme ad Andrea, fino a quando scopre che questi sta per sposarsi con una donna. La protagonista, sprofondata in una depressione cronica, decide di aprire un centro di agricoltura biologica sul Vesuvio: l’agrifuturismo, ovvero un agriturismo per chi guarda al futuro con speranza, un luogo di cura per la mente e per il corpo di persone in crisi e fuori dall’ordinario.

 

“Burlesque” di regista Steve Antin

Primo lavoro come attrice della cantante Christina Anguilera e con una strepitosa Cher per quasi due ore offre uno sfavillante spettacolo di danze scatenate e acrobatiche, lingerie femminile con guepiére e giarrettiere, splendide parrucche, costumi di raso, pizzi, perle e brillanti per un delizioso gioco di vedo e non vedo. Per lo spettatore gay, il film è una festa per gli occhi e per il cuore. Anche se la storia è semplicissima e già vista (la classica cameriera che fugge a Los Angeles col sogno di diventare una cantante e, forse un po’ troppo fortunata, trova subito il locale giusto), è impossibile non farsi commuovere dalla magia di Cher che regge benissimo il confronto con le ragazze che hanno un terzo della sua età, possiamo definirla senza dubbio la figura più intrigante del film. Ed è un esaltante omaggio ai suoi adoratori gay, anche il feeling che il personaggio interpretato da Cher stabilisce con Sean, uno splendido Stanley Tucci, suo braccio destro nella gestione del locale, gay dichiarato che praticamente ripete il suo ruolo ne “Il diavolo veste Prada”, ma stavolta assai più esplicito. Sean, conosciuto dagli amici come lo specialista di una botta e via, anche stavolta accalappia la sua giovane preda e… a voi scoprire come va a finire. Insomma un film gayo per eccellenza: per gli interpreti, che sono già patentate icone gay, per la scenografia lussureggiante, per le canzoni che ci fanno sognare, per le continue battute che ci coinvolgono direttamente e ci fanno sentire partecipi di una storia che fa diventare vera, per due ore, la favola che tutti sogniamo. “Burlesque”, opera prima del regista Steve Antin, primo lavoro come attrice della cantante Christina Anguilera e con una strepitosa Cher per quasi due ore offre uno sfavillante spettacolo di danze scatenate e acrobatiche, lingerie femminile con guepiére e giarrettiere, splendide parrucche, costumi di raso, pizzi, perle e brillanti per un delizioso gioco di vedo e non vedo. Per lo spettatore gay, il film è una festa per gli occhi e per il cuore. Anche se la storia è semplicissima e già vista (la classica cameriera che fugge a Los Angeles col sogno di diventare una cantante e, forse un po’ troppo fortunata, trova subito il locale giusto), è impossibile non farsi commuovere dalla magia di Cher che regge benissimo il confronto con le ragazze che hanno un terzo della sua età, possiamo definirla senza dubbio la figura più intrigante del film. Ed è un esaltante omaggio ai suoi adoratori gay, anche il feeling che il personaggio interpretato da Cher stabilisce con Sean, uno splendido Stanley Tucci, suo braccio destro nella gestione del locale, gay dichiarato che praticamente ripete il suo ruolo ne “Il diavolo veste Prada”, ma stavolta assai più esplicito. Sean, conosciuto dagli amici come lo specialista di una botta e via, anche stavolta accalappia la sua giovane preda e… a voi scoprire come va a finire. Insomma un film gayo per eccellenza: per gli interpreti, che sono già patentate icone gay, per la scenografia lussureggiante, per le canzoni che ci fanno sognare, per le continue battute che ci coinvolgono direttamente e ci fanno sentire partecipi di una storia che fa diventare vera, per due ore, la favola che tutti sogniamo.

 

“Due Padri per David” di Renato Pugina

E’ un documentario del 2010, che ha seguito per un anno i livornesi Mario e Valter nel loro percorso verso l’omogenitorialtà tra l’Italia e la California. Ventiquattro anni fa i protagonisti della vicenda si incontrano, si piacciono, si innamorano, si amano con tutto l’affetto e la passione di due ventenni, crescono insieme, mano per mano, costruendo la loro storia tassello dopo tassello. Decidono di andare ad abitare insieme a Livorno, si sposano coronando la loro favola e.. vorrebbero un figlio. Ma c’è un dettaglio: i protagonisti sono due uomini. E in Italia non si può diventare “papà e papà”, non si può adottare e non si può nemmeno diventare “marito e marito”, infatti la coppia è convolata a nozze in Spagna. O almeno, non ufficialmente. Perché Valter e Mario di fatto sono diventati comunque genitori di un bambino: David, nato ad agosto. Il neonato è stato partorito negli Stati Uniti da Amanda, una donna di 30 anni che ha prestato il suo utero alla coppia in questione, mentre il seme utilizzato è di Valter. In sala parto i due papà sono entrati insieme, e insieme hanno tagliato il cordone ombelicale. Negli Usa, la madre che ha prestato l’utero non ha più nessun diritto sul piccolo, e David, cittadino americano per nascita, è stato riconosciuto figlio di Valter e Mario. In Italia invece per legge è figlio solo di Valter, poiché lui ha prestato il seme. Quindi Mario dovrà fare testamento per assicurare al figlio la trasmissione dei beni, niente assegni familiari, ne riconoscimenti di nessun altro tipo….A questo punto mi viene da farmi e da farvi una domanda: non è forse una forma di violenza negare i diritti? Non è una forma di violenza dover andare in Spagna per sposarsi o dover andare fino in America per far nascere un figlio?

 

But I’m a cheerleader” di Jamie Babbit

E’ un film americano del ’99. Una commedia da non perdere che ci racconta la storia di una ragazza (una cheerleader, appunto) che viene mandata in una clinica per “curare” l’omosessualità. La vicenda (assolutamente surreale) viene sdrammatizzata alla perfezione…Megan Bloomfield, figlia diciassettenne di due genitori stra-cattolicissimi, è sospettata di essere lesbica. In effetti, nonostante sia fidanzata da 2 anni con il capitano della squadra di football, i due non hanno mai fatto sesso, Megan tiene nell’armadietto la foto di una bellissima ragazza e più che i giocatori di football sogna le sue compagne di “ballo”. Per questo viene spedita a “True Directions”, una sorta di campo di rieducazione per maschi e femmine omosessuali, una clinica tra il kitch e l’inquietante, dove tutto è rosa per le ragazze e azzurro per i ragazzi e dove, attraverso un programma suddiviso per gradi, lei dovrà imparare a diventare una perfetta eterosessuale. Le cose però non vanno esattamente come i gestori della clinica si aspettano e i ragazzi rinchiusi li diventeranno ancor più consapevoli delle loro vite e delle loro emozioni. Riusciranno quindi a fare di Megan una perfetta eterosessuale? o uscirà dal campo tra le braccia di una ragazza? Questo lo scoprirete solo vedendolo….Film divertentissimo ed esilarante, che gioca per tutto il tempo su tutti i luoghi comuni delle lesbiche e dei gay, portando queste situazioni fino all’estremo. Purtroppo però, come spesso accade, dobbiamo segnalare che in Italia non è mai uscito.. esiste comunque una versione con sottotitoli che vi consigliamo di cercare!

 

“GAYXAMPLE” di Giuseppe Storelli

Non si tratta di un film ma di una nuova serie web che rompe gli schemi, si tratta di, è ambientata nella zona gay del quartiere Eixample di Barcellona ed è visibile su internet dal 12 marzo scorso. E’ sexy, divertente, oltraggiosa, ma anche riflessiva, drammatica e pungente. Scopriremo la vita complessa dei suoi sette personaggi che amano, combattono, gridano, ridono e piangono con tutta la passione che ci si aspetta dagli abitanti di questa splendida ed accativante città catalana della Spagna. GAYXAMPLE è un progetto internazionale per la Web-TV realizzato in spagnolo ma è stato anche sottotitolato in inglese, francese, tedesco, portoghese, olandese ed italiano affinché possa essere compreso da un piú ampio pubblico. E’ il riflesso delle nostre vite quotidiane, con le sue pene ed allegrie, che mostra attimi del mondo gay, lesbico e transessuale da un punto di vista omosessuale. Senza dubbio chiunque, sia direttamente che indirettamente, potrá identificarsi con qualcuno dei soui personaggi. La serie mostra al mondo il clima di tolleranza e rispetto che si vive a Barcellona. E come recita il trailer: Gayxample è più che il figlio bastardo di Queer as Folk e di Pedro Almodovar; è il sangue bollente di un dramma mediterraneo con cuore e mente. Lo potete vedere su www.gayxample.net


“F to M” di Sarah Claudon

E’ un mini-documentario sperimentale di appena 8 minuti, sulla transizione da donna a uomo negli anni Sessanta in Francia, basato sulla testimonianza di un transessuale. Khastegi (Sex My Life), è invece un documentario iraniano del 2008 che racconta le storie di sei persone in transito MtoF e di una in transito FtoM a Teheran. Interpretato dagli stessi protagonisti, il film segue le sfide che fanno parte dell’esperienza trans, dal percorso verso le proprie identità all’accettazione delle famiglie, in un paese in cui le leggi permettono la riassegnazione del genere, mentre puniscono l’omosessualità con la pena capitale

 

“Google baby” di Zippi Brand Frank

Premiato come miglior film al DocAviv, il Festival di Tel Aviv nel 2009 è un film che svela alcuni meccanismi della ” maternità surrogata” attraversando tre nazioni Stati Uniti, Israele ed India e sollevando non pochi quesiti etici ma cercando di non giudicare mai. Google Baby si limita piuttosto a registrare una parte di questa realtà e a mostrare come la tecnologia abbia reso possibile separare completamente la procreazione dall’attività sessuale e come la globalizzazione abbia reso questo processo non solo realizzabile ma anche come dire…monetizzabile!

 

“The BEIRUT Apartment” di Daniele Salaris

“In un Paese dove l’omosessualità è illegale, il Libano appunto, lo è anche parlare di omosessualità. L’appartamento è una terra di mezzo, un luogo dove si può raccontare di sé in scioltezza quando ciò non è possibile in un luogo pubblico. ” Nel periodo successivo alla guerra contro Israele, il Libano è diviso e gli Hezbollah puntano al governo. Si affermano quindi i valori più conservatori, omofobia compresa. E l’articolo 534 del codice penale vieta l’omosessualità. Altro tema portante del film è l’uso della psichiatria come cura per l’omosessualità: terapie farmacologiche ed elettroshock sono utilizzati dalla maggior parte degli specialisti. A tal proposito, importante è il contributo della dottoressa Brigitte Khoury, che da diversi anni invece pratica l’auto-affermazione del sé e dell’identità gay sui suoi pazienti, andando contro il trend accademico omofobico libanese. Quindi qualcosa pare muoversi e a Beirut nasce la prima organizzazione del mondo arabo per i diritti di gay e lesbiche e a dargli voce sono 5 videomakers da un appartamento dove le parole non temono la luce del giorno…

 

“The Real L Word”

Il reality che si propone di seguire il trend della serie originaria “The L word” che raccontava le dinamiche relazionali di un gruppo di amiche lesbiche, con un tocco di freschezza in più, proprio per il fatto di essere concepito come un reality show. Non abbiamo più volti celebri ma comuni ragazze, realmente lesbiche, che interagiscono 24 ore su 24 davanti alle telecamere. Queste ragazze hanno già conquistato il cuore del pubblico americano, riuscendo ancora nell’obiettivo di sfatare molti tabù dell’amore saffico. In una serie dove la vita reale si rivela essere ancora più interessante di quella immaginaria non abbiamo più volti celebri ma comuni ragazze, realmente lesbiche. Uno degli obiettivi dello show è quello di mostrare questo mondo per indebolire i pregiudizi di chi non lo conosce. E, come era successo per “The L word”, è stato scelto di non censurare le scene di intimità. Baci, certo. Ma anche sesso. Tutto quello che fa davvero parte della vita di queste sei donne. C’è dunque la tenerezza ma vengono mostrati anche il desiderio, la passione. Proprio come succede nella realtà. The Real L Word va in onda tutte le domeniche dal 3 aprile sul canale sky.

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